Per gli antichi greci il bello non esisteva senza il buono, Platone sostenne che “Il bello è lo splendore del vero”, mentre nell’Idiota di Dostoevskij Il principe Miškin afferma:”La bellezza salverà il mondo”. Da secoli, ormai, il concetto di bellezza genera e custodisce speranze.
Proprio intorno al concetto di bellezza applicata alla “Cultura e all’educazione” è ruotato il convegno organizzato dall’Istituto scolastico Il nuovo Bianchi di Napoli, a cui Giovanni Vicari, Direttore Generale delle Scuole CEFA è stato invitato ad intervenire per esplicitare l’idea, già condivisa in occasione della Convention delle Scuole CEFA, che “Abbiamo bisogno di bellezza che educhi!”. Il convengo è stata un’opportunità per ragionare insieme ad altri dirigenti scolastici sull’importanza degli effetti che genera la bellezza della cultura.
Condividiamo alcuni passaggi sui quali si è soffermato il Direttore Generale per riflettere sull’importanza del modo in cui Facciamo Scuola.
“Ho due figlie che per ora stanno lavorando all’estero, una lavora a Parigi, un’altra lavora a Dublino e andando all’estero, quello che mi riferiscono, è che non appena si presentano nel luogo di lavoro, fra gli amici, subito dicono loro “Ah, ma voi siete italiane!” con grande soddisfazione e apprezzamento. C’è una riconoscenza dell’italianità nel mondo non solo, per come molte volte avviene, per la pasta e la pizza, ma proprio per la bellezza e per la cultura.
C’è una riconoscenza dell’italianità proprio per la bellezza e per la cultura.
Questo per me è un segnale importantissimo che conferma quanto ha detto un altro relatore: noi italiani il made in Italy della bellezza e della cultura ce lo abbiamo nel DNA. Questo trinomio, in particolare, di cultura. di educazione e di bellezza lo abbiamo ovunque e, ovviamente, nella scuola e nei musei. Ma non solo. Pochi giorni fa stavo partendo da Roma Fiumicino e andando in giro per l’aeroporto mi sono reso conto che lo spazio era cosparso di riproduzioni di statue classiche della cultura classica greco-romana. Anche in un aeroporto sappiamo trasmettere bellezza, sappiamo trasmettere cultura; ma la vera culla della bellezza, la culla della cultura è la scuola.
La culla della cultura è la scuola
Inoltre, mi ha fatto riflettere un termine che gli inglesi utilizzano per indicare l’educazione, che non è solamente “education”, non è solamente “training” ma il termine “UpBringing”, cioè portare verso l’alto. Questo è il significato della cultura. Questo è il significato della scuola. Nel contesto scolastico questo processo non esclude nessuno. Tutti sono coinvolti, tutto è coinvolto.I genitori in primo luogo. Gli insegnanti. Gli arredi, i luoghi, tutto educa, tutto educa ed è corroborante per un processo di sviluppo la cui finalità ultima è il bene del bambino, attraverso cui cresciamo noi stessi educatori e crescono anche i genitori.
tutto educa ed è corroborante per un processo di sviluppo la cui finalità ultima è il bene del bambino, attraverso cui cresciamo noi stessi educatori e crescono anche i genitori.
Alcune volte c’è un po di paura quando siamo nel contesto scolastico: noi insegnanti vediamo con un po di paura perché chissà cosa mi dice il genitore. Oppure noi genitori rischiamo di vedere con un po di timore l’insegnante, la scuola, la preside, il dirigente di turno. Allora l’esplicitazione della bellezza, della cultura dell’educazione si traduce nel contesto scolastico: attraverso una reale e sana relazione fra i soggetti presenti nell’ambito scolastico. Se c’è una vera relazione riesco a incanalare tutto nell’alveo della bellezza. Un passaggio di elevazione verso l’alto non può fluire se non attraverso l’alveo della bellezza.
Gli inglesi per indicare il processo educativo utilizzano il termine “UpBringing”,
cioè portare verso l’alto […]
Un passaggio di elevazione verso l’alto non può fluire se non attraverso l’alveo della bellezza.
E quando dico bellezza dico non solo luoghi belli ma devono essere proprio curati. Alcune volte rischiamo nella nostra comunità scolastica di accontentarci di luoghi che siano a norma. Ma questo è il minimo: noi dobbiamo avere luoghi belli! Alcune volte noi insegnanti ci accontentiamo di parlare: dobbiamo curare il linguaggio. Non basta coprirsi, dobbiamo curare il vestiario. Dobbiamo curare la lezione, non basta esprimere qualcosa. Il tentativo che la scuola di oggi deve e può fare è acquisire la sua peculiarità formativa, educativa e di elevazione nell’alveo della bellezza. Perché la bellezza ha una forza catalizzante incredibile, chi non è attratto dalla bellezza? Questo è il motore che può innescare dei reali, veri e stabili processi educativi.
Il tentativo che la scuola di oggi deve e può far acquisire è la sua peculiarità formativa, educativa e di elevazione nell’alveo della bellezza.
Concludo, mettendo a fuoco un altro aspetto, che è quello della Kalokagathia degli antichi Greci :”kalòs kai agathòs”, Il bello e il buono ce l’abbiamo nel sangue, è parte integrante del made in Italy. Non possiamo dissociare tutto ciò che è buono da tutto ciò che è bello. Questo penso che possa costituire realmente una rinascita della nostra società, della nostra cultura, delle nostre città.“